Bagheria si stringe nel ricordo di Sara, Ilaria e Giulia: una piazza unita contro la violenza di genere (all'interno foto e video)
Pubblicato il 15 aprile 2025 • Comunicati
Ieri, piazza Matrice a Bagheria è diventata il cuore pulsante di un’intera comunità desiderosa di dire basta alla violenza sulle donne. Almeno trecento persone hanno risposto all’appello lanciato dall’Amministrazione comunale guidata da Filippo Maria Tripoli, unendosi nell’evento toccante dal titolo “Insieme per Sara, Ilaria, Giulia per tutte le vittime di violenza. Insieme. Per un impegno comune concreto”.
L’iniziativa, carica di emozione e determinazione, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, del sindaco Tripoli, di tutti gli assessori della Giunta comunale, del presidente del Consiglio comunale Andrea Sciortino, di diversi consiglieri comunali, ma anche di figure chiave del Terzo Settore, delle associazioni antiviolenza, della Chiesa, delle Forze dell’Ordine e del mondo scolastico. Un segnale incoraggiante è stata la nutrita presenza di giovani, a testimonianza di una crescente consapevolezza nelle nuove generazioni.
La manifestazione non è stata solo un momento di raccoglimento e ricordo, ma anche un palcoscenico di espressione artistica e riflessione profonda. Il gruppo giovani corsisti attori ed attrici di Casa Teatro con la direzione di Enrica Volponi hanno offerto una toccante piece teatrale, mentre la voce di Sara Lanza ha aperto la manifestazione e risuonato con una performance canora intensa con l'interpretazione di Sally di Vasco Rossi, introdotta dalla giornalista Marina Mancini che ha condotto l'intera manifestazione. Emozioni forti anche attraverso lo spettacolo di danza "Rumore di dama" dei giovani danzatori e danzatrici di Pala Danze curate da Alessandro Napoli sulle note dei musicisti Giuseppe Palma e Salvatore Mommo intensa anche la performance "Diamanti" delle danzatrici della scuola Officine della danza di Zaira Renzi.
Le parole che si sono levate dalla piazza hanno ribadito con forza un concetto fondamentale: la violenza di genere è inaccettabile. L’incontro è stato l’occasione per sottolineare l’importanza di un impegno collettivo e concreto per sradicare la cultura della violenza, a partire dalla prevenzione e dall’educazione al rispetto e alla parità di genere fin dalla tenera età. Il ruolo cruciale della famiglia e della scuola in questo processo è stato ampiamente discusso, evidenziando la necessità di formare cittadini consapevoli e responsabili.
Non si è parlato solo di ricordo e di tristi storie. È emersa con chiarezza la necessità di creare una rete di sostegno solida per le vittime e di formare professionisti competenti capaci di intercettare il disagio e offrire aiuto concreto. Un appello è stato lanciato anche agli uomini, affinché riconoscano e superino i comportamenti violenti.
La serata ha dato spazio alle voci di chi è in prima linea nella lotta contro la violenza di genere, con interventi significativi di Viviana Cannova dell’Associazione Luna Nuova e responsabile del circuito violenza di genere della cooperativa, di Anna Amoroso del Centro Uomini Maltrattanti afferente al CAV Nuova Generazione. Francesco Paolo Tusa e Matilde Carollo hanno offerto la loro prospettiva come giovanissimi, mentre Carmen Tripoli, preside del Liceo Ginnasio Scaduto, ha sottolineato il ruolo fondamentale della scuola nell’educare al rispetto ma che non può prescindere da un ruolo chiave dei genitori che devono insegnare ai figli ad accettare i "No". Importante anche la testimonianza delle donne vittime di tratta del progetto Maddalena della Casa dei Giovani. Ha chiuso la manifestazione Mimma Cinà, consulente comunale esperta in politiche socio-sanitarie che ha letto una preghiera laica, un momento di spiritualità laica che ha unito i presenti nel segno del rispetto e della speranza.
La piazza, unita nel ricordo e nella speranza, ha lanciato un messaggio chiaro e forte: Bagheria dice NO alla violenza contro le donne, contro ogni forma di violenza e si impegna a costruire un futuro in cui il rispetto e l’uguaglianza siano i pilastri di una convivenza civile e umana. Il dolore per le vite spezzate di Sara Campanella, Ilaria Suli e Giulia Cecchettin si è trasformato in un’energia propulsiva, un invito all’azione per un cambiamento reale e duraturo.
Nel corso della manifestazione sono state distribuite le brochure informative su tutti i servizi già attivi sul territorio che si occupano di supportare le donne che subiscono violenza, brochure che è scaricabile dal sito web comunale.
Solo nel 2015, sono già 11 le vittime, assassinate dal marito, dal fidanzato o dall'ex compagno per gelosia, prevaricazione, per possesso, o per un'ideologia patriarcale. 24 se si considerano anche i lesbicidi e transcidi, dati forniti dall'Osservatorio Femminicidi, Lesbicidi, Transcidi (FLT) in Italia di Non Una Di Meno (NUDM).
I dati offrono un quadro sconvolgente.In Italia i casi sono circa 150 casi all'anno, una media di un femminicidio ogni due giorni. Nel 2020 le denunce di violenza domestica sono state 12.044, con un aumento del 10% rispetto all'anno precedente. Sempre nello stesso anno, sono stati denunciati 13.444 casi di stalking e 5.444 violenze sessuali.
Numeri che descrivono una situazione allarmante, che richiede un impegno forte e costante da parte delle istituzioni, della società civile e di ciascuno di noi per prevenire e contrastare la violenza di genere.
Marina Mancini
Ufficio stampa
Ieri tra i ragazzi intervenuti c'era Matilde Carollo, una giovane studentessa che ha voluto leggere un suo messaggio che è rivolto anche a tanti giovani come lei e che qui riportiamo:
"Mi chiamo Matilde Carollo e da più di un anno faccio parte di FemBocs, un collettivo transfemminista intersezionale a Bagheria. Nelle scorse settimane abbiamo parlato tanto nella chat del collettivo del femminicidio di Sara Campanella. La mia riflessione è diventata una lettera condivisa sull'account Instagram del collettivo e un intervento pubblico in Piazza Madrice. Eccola qui:
"In questi giorni, nella mia scuola, stiamo parlano del femminicidio avvenuto a Messina. Sara era una ex alunna del nostro Liceo, frequentava lo stesso plesso. Abbiamo aperto un dibattito e mi ha demoralizzato il fatto che per molti miei compagni chi compie questi gesti è “malato”.
C'è una netta differenza tra malattia e sanità mentale. Chi soffre di qualche disturbo non sceglie di averlo, ma se qualcuno uccide è perché lo decide. In più, questo ragazzo aveva un coltello con sé, e la stava pedinando da tutto il giorno, e Sara era vittima di stalking da parte sua già da ben due anni. Ovviamente era tutto premeditato. Credo che tutti questi femminicidi così violenti non siano causati solamente da un problema generazionale, ma anche e soprattutto strutturale-culturale e patriarcale.
Attraverso film, musica e libri i ragazzi e miei coetanei tendono a distorcere la realtà. Molto spesso le stesse ragazze, purtroppo. Abbiamo anche discusso del fatto che a quanto pare molte ragazze (soprattutto quelle più piccole) tendono ad avere una concezione di amore sbagliata, credendo che se un ragazzo controlla loro il telefono (già primo sintomo di un problema di fiducia e di gelosia, per non parlare della presunzione del possesso che hanno molti ragazzi) la prendono come una qualità, perché per loro significa che ci tiene. In più, ho notato personalmente come certe ragazzine e ragazzini ascoltino canzoni con testi maschilisti che abbassano la donna fino a trasformarla quasi in un oggetto e le cantano, senza capire di stare trasmettendo un messaggio assolutamente sbagliato. Abbiamo riflettuto su come le serie TV incidono se non se ne comprende il vero significato.
Ormai si sta verificando una normalizzazione della violenza. Quello che vedo è solo indifferenza. Quando parlo a delle mie amiche di queste cose ne parliamo per massimo dieci minuti e continuiamo a vivere come se nulla fosse, come se una vita non sia stata spezzata. Non si da più un valore alla vita, sia della vittima che dello stesso omicida. Bisognerebbe parlarne più spesso nelle scuole, e non solamente quando questi atti avvengono o ci colpiscono da vicino. Dovrebbero promuovere una educazione sessuale-affettiva con maggiore riflessione verso la consapevolezza, cosa che purtroppo è ancora molto lontana. Purtroppo in questo caso c'è stata una ignoranza del pericolo, e forse sarebbe stata una tragedia evitabile, ma non possiamo sapere quanto questa persona sia sembrata pericolosa a Sara. Spero che gli daranno l'ergastolo per ciò che ha fatto, ma resta e resterà sempre l'amaro in bocca perché nessuno potrà ridarci questa ragazza".
Dedicato a Sara, una ragazza come noi.