In cammino sulla mvf per la fibromialgia: l’invisibile diventa visibile

Pubblicato il 12 febbraio 2019 • Comunicati

Partners:
                   
 Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica
Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia
  BCsicilia
NEAVA ONLUS

 

L’ “Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica – ONLUS” o in breve AISF ONLUS ha sede legale presso l’Unità Operativa di Reumatologia – Ospedale L. Sacco in Via G.B. Grassi 74 20157 Milano ed opera sul territorio nazionale e, nell’ambito delle sue competenze, ha istituito la sede regionale presso la Casa del Volontariato e della Solidarietà (1° piano) – via Cherubini, 10 – 90011 Bagheria (PA).

L’AISF ONLUS, nel perseguire senza scopo di lucro esclusive finalità di solidarietà sociale, si propone di potenziare e sviluppare progetti che diano, nell’ambito dell’assistenza sanitaria, una qualità tanto più possibile rispondente ai bisogni del malato fibromialgico.

Rivolgendosi alle problematiche dei malati affetti da sindrome fibromialgica e sindromi correlate l’AISF svolge un’azione sia di interesse collettivo sia di tutela e salvaguardia dei diritti del singolo per garantire il miglior livello di vita possibile in termini di assistenza medica, farmacologica e socio-sanitaria.

In quest’ottica l’’AISF ONLUS, senza scopo di lucro, si propone di promuovere e di organizzare lo svolgimento di attività in uno o più dei seguenti settori di interesse collettivo:

a) Assistenza sociale e sociosanitaria;

b) Assistenza sanitaria;

L’associazione per realizzare gli scopi primari, oltre alle attività essenziali sopra indicate, può svolgere qualunque attività direttamente connessa nonché accessoria a quelle sopra elencate in quanto integrative delle stesse.

I responsabili della sede distaccata di Bagheria, avuta conoscenza dell’esistenza di “cammini” strutturati in Sicilia, e precisamente delle cosiddette vie francigene di Sicilia, hanno preso contatto con  l’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che ha ideato e riscoperto questi cammini, al fine di portare a percorrere il cammino i soci che si sentiranno in grado di realizzare l’impresa, anche allo scopo di attirare l’interesse di Enti pubblici e non sulla condizione di scarsa attenzione e riconoscimento della malattia che affligge i malati fibromialgici.

 

L’Associazione “Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia” , ONLUS fondata nel 2009, persegue quale finalità la conoscenza e la valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino, come riscoperta territoriale e mezzo esplicito di riqualificazione ambientale; il ripristino degli antichi percorsi, solo dopo approfondimento storico dei documenti, utili al transito di chiunque voglia percorrere i fasci denominati francigeni che attraversano la Sicilia, collegandoli al restante territorio nazionale; la divulgazione, la promozione e la conoscenza storica del territorio, sensibilizzando l’opinione pubblica e le autorità civili ed ecclesiastiche sulla possibilità di utilizzo delle vie francigene di Sicilia come mezzo di riappropriazione del territorio.

 

L’Associazione BCSicilia

I Beni Culturali sono la vera ricchezza della Sicilia. Con questo principio, sancito all’art 1 dello Statuto, nasce  BCsicilia movimento d’opinione per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Un’ associazione culturale e di volontariato a carattere regionale consapevole che i beni storici, artistici, archeologici, monumentali, paesaggistici e ambientali, siano da preservare e valorizzare, in quanto patrimonio identitario tramandato da chi ha abitato questi territori prima di noi e nell’interesse delle future generazioni.

L’associazione è nata dall’esperienza di tante donne e tanti uomini impegnati da anni nella salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali siciliano, che hanno unito le loro competenze e capacità per lanciare questo nuovo progetto sociale.

BCsicilia ritiene che la salvaguardia e la corretta utilizzazione del nostro ricchissimo patrimonio possano costituire un forte impulso alla crescita e allo sviluppo economico e sociale dell’isola. Come afferma nel patto associativo: “crediamo in questa terra e nel suo futuro, e sosteniamo che la Sicilia possieda tutti gli elementi per essere l’isola della bellezza, della memoria, dell’accoglienza e della concordia”.

 

L’Associazione Nuova Era a Viso Aperto – ONLUS (NEAVA) è stata costituita a Palermo il 20 settembre 1999.

L’Associazione non ha fonti di lucro ed è nata par volontà di 16 Soci Fondatori: pazienti, medici, infermieri, biologi, tecnici, che operano nel mondo della sanità, e da giovani volontari. L’attività preparatoria si è rilevata particolarmente intensa portando i promotori del progetto ad affrontare nello specifico i temi che ruotano intorno ad iniziative di promozione umana e sociale, alla sperimentazione di iniziative di autogestione e di cooperazione sociale, al diritto alla salute, ai rapporti tra pazienti ed operatori sociali, alla qualità della vita e alle trasformazioni.

Scopi dell’Associazione sono:

1.        Adoperarsi con iniziative ed attività di solidarietà sociale, di volontariato e servizi a favore delle persone svantaggiate;

2.       Svolgere attività di formazione ed informazione sull’educazione e promozione della salute, sulla conciliazione del lavoro femminile, sulla ricerca del lavoro per i soggetti svantaggiati.

L’Associazione è iscritta all’Anagrafe delle Associazioni ONLUS e all’Albo Regionale della Solidarietà Familiare – Regione Sicilia. Le attività realizzate dall’Associazione si mantengono grazie al volontariato e alle risorse che provengono dal 5 per mille dell’IRPEF che i contribuenti, in occasione della dichiarazione dei redditi, destinano all’Associazione. Lo spirito associativo è quello di condividere assieme ad altri le esperienze di solidarietà, di volontariato e fratellanza.

L’Associazione Nuova Era a Viso Aperto – ONLUS Bagheria, costituita nel novembre 2009, sostenitrice del progetto, s’inserisce nella logica di complementarietà operativa e di territorializzazione dell’associazione, al fine di meglio conseguire le finalità e gli scopi dell’associazione.

 


Il cammino

 

La via Magna Via Francigena® è la via che collega Palermo ad Agrigento.

Da sempre in Sicilia è una direttrice importante di movimento per uomini, animali e cose. Questa via ha permesso sin dall’età arcaica, di collegare le sponde del Mediterraneo a quelle del Tirreno facendo sì che il Sud potesse respirare l’aria del Nord e le sue contaminazioni culturali.

Dai coloni Greci provenienti dalle isole dell’Egeo che vennero nel VII sec. a fondare le poleis siceliote e si confrontarono e scontrarono con le genti fenicie che occupavano la cuspide occidentale dell’isola, ai Romani che, una volta presa Akragas risalirono questa via per conquistare Panormus, costruendo una rete a maglie ordinate di statio e mansio, punti costruiti a distanze precise che permettevano di cambiare cavalli, rifocillarsi o dormire, rimasti attivi fino al IV sec. d.C. .

Dai Bizantini che poco tempo dopo occuparono la regione e la inserirono nel thema di Sicilia, insediandosi sulle rocche e sulle alture a scopi difensivi ai guerrieri Musulmani che dall’Africa settentrionale, dall’Arabia e dalla Spagna invasero l’isola nel IX sec. trasformando il volto delle strade e dei villaggi che nel corso dei secoli prosperavano o venivano abbandonati. Fino ai cavalieri francesi provenienti dalle coste della Normandia. In poco più di trenta anni, i Normanni guidati dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla e dal fratello Roberto il Guiscardo, riconquistarono l’isola da due secoli ormai sotto controllo degli Emiri e ricristianizzarono tutto il territorio, ricostruendo le chiese di rito greco, edificandone nuove di rito latino, permettendo quell’osmosi che ha creato le premesse per la società siciliana di oggi.

Ciò che si incontra sulla via non sono solo sentieri tra i campi e i vari centri urbani. Sono l’eredità lasciataci da queste genti, sono le Regie Trazzere che alla fine del XIX secolo i Borboni catalogarono e disegnarono nei loro Regi Catasti. Tutto questo miscuglio è ciò che si incontra e che ci fa ancora dire: “Siciliani semu, un populu chi canta in allegria; ‘nta lu sangu avemu la forza dill’antichi cavaleri, Nurmanni, Greci, Arabi e Spagnoli, chista Sicilia vosiru vantari…”.

Per maggiori informazioni potete visitare il sito:          http://www.magnaviafrancigena.it/

 

Data di partenza:         sabato           27 aprile 2019 

Data di arrivo:              domenica       05 maggio 2019

 

1a tappa:    27 apr.      Palermo – S. Cristina Gela                         km. 23,8         disl. m.             +1.188 / -539

La prima tappa della Magna Via Francigena inizia dopo la visita della Cattedrale di Palermo, eretta dai Normanni si pensa su un preesistente luogo di culto musulmano. Non lontano si possono visitare i migliori esempi dell’architettura palermitana di periodo medievale, che mescolano le influenza bizantine, le maestranze musulmane e la cultura francese dei Normanni: la chiesa dell’Ammiraglio, San Cataldo, il ponte dell’Ammiraglio, la Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni.

La via si incammina oltrepassando Porta Nuova, lungo Corso Calatafimi e prosegue per diversi chilometri costeggiando la zona sud-ovest della città in leggera pendenza per raggiungere dopo circa 7 km, le pendici di Monreale, la Cattedrale istituita dal Re Guglielmo II il Buono come diocesi regia.

Da qui l’asfalto fa compagnia al camminatore per molti dei suoi passi. L’uscita da una grande città comporta, ahimè questa condizione da affrontare. Una serie di tornanti attraverso una vecchia trazzera permette di scendere lungo la valle e di raggiungere il fondovalle per cominciare la risalita che conduce alle porte di Altofonte, il Parco di caccia dei sovrani normanni. S attraversa quindi l’abitato di Altofonte, passando per la piazza principale ed uscendo per il percorso della via crucis, sbucando sulla SP5 e proseguendo per raggiungere C.da Brigna costeggiando il bosco. Si supera quindi Cozzo Rebuttone, cortina montuosa che chiude la Conca d’Oro, e si segue la traccia verso la collina che protegge l’abitato di Santa Cristina Gela, scollinando dall’antica trazzera testimoniata ancora oggi dal toponimo della via Altofonte.

 

2a tappa:   28 apr.      S. Cristina Gela - Corleone                        km. 25,6         disl. m.             +  784 / -930

La Magna Via esce dall’abitato di Santa Cristina Gela seguendo il percorso della Regia Trazzera (RT) 28, che corre lungo la valle per raggiungere il M.te Giuhai e attraverso la Portella Sant’Agata, scollinare. In questo punto, in prossimità della Masseria Sant’Agata è stata rinvenuta dagli archeologi una necropoli di età ellenistico-romana con presenze di ceramica che arrivano fino all’età bizantina. Il valico è da sempre un punto privilegiato di controllo della strada e la salita attraverso l’area bosco che si estende fino al lago, permette la vista di panorami speciali e inaspettati. La via, superata la Masseria Sant’Agata, prosegue diritta lungo la trazzera ancora oggi usata dai pastori per la transumanza. Si superano diverse masserie fino al bivio Catagnano da cui la via devia verso il Santuario di Maria S.S. del Rosario di Tagliavia, luogo di preghiera e romitaggio che nel corso dei secoli ha sempre ospitato pellegrini e viandanti di passaggio. Superato il santuario e la torre di avvistamento del Cozzo Saladino, la via intercetta la SS118 e il fiume Belice sinistro da dove continua girando a sinistra per intercettare la ciclabile del lato opposto della strada ed arrivare alle alture di P.zo Nicolosi e di Rocca Argenteria, oggi pianori ottimi per osservazione natura e analisi geologiche ma un tempo insediamenti a controllo di questo passo, della via greco-romana. Lungo la ciclabile al km 17,5, si incontra la deviazione  per il sistema naturalistico del Gorgo del Drago (una seria di laghetti e salti di roccia scavati dall’affluente del fiume Belìce Sinistro). Da qui la RT28 ci porta dritti verso Corleone tra campi infiniti, masserie che si perdono nel tempo, salite da affrontare tra le più impegnative di tutto il percorso e per le quali concentrazione e tecnica sono d’obbligo.

Corleone e le sue cento chiese barocche, Corleone e le sue cascate, Corleone e la bellezza dura e sincera della sua gente che vuole superare i cliché che vuole parlare di sé stessa e non solo della cronaca nera che ha spesso coinvolto la politica e la vita di un comune difficile.

 

3a tappa:   29 apr.      Corleone - Prizzi                                       km. 19,3         disl. m.             +  815 / -414

Per uscire da Corleone la via segue la regia trazzera RT 80 lungo il piano della Scala fino ad incontrare i ruderi della chiesa di S. Maria della Scala che si trovano lungo la via: chiudendo gli occhi si possono ancora sentire i rumori dei carri e delle persone. Si supera un altro sito di controllo, C.zo Spolentino e la sua portella a 905 m e seguendo il viale delle Sorgenti, si percorre la trazzera che ci porta alla Masseria Imbriaca e alla sua portella e si scollina verso il lago artificiale di Prizzi, che si percorre dal lato nord. L’abitato di Prizzi appare nitido e la salita, tosta, ci porta a colmare i 400 m di dislivello che ci portano in paese.

 

4a tappa:   30 apr.      Prizzi – Castronovo di Sicilia                    km. 24,4         disl. m.             +  626 / -931

La tappa inizia al centro storico del paese dei Sicani, in prossimità della chiesa madre e del Municipio, sede della “Universitas Prixiensis”. Si lascia il paese seguendo la trazzera pubblica che si diparte dal fontanile posto all’entrata del borgo e ci si dirige verso sud est, costeggiando il plesso scolastico appena fuori paese. La trazzera prosegue fin quasi la frazione di Filaga, e prosegue verso est in direzione delle Riserve Naturali Monte Carcaci e dell’area attrezzata Santa Caterina, polmoni verdi del Parco dei Monti Sicani.

Si continua a camminare i chilometri che si affrontano lungo la trazzera acciottolata chiamata “via militare”, fino ad arrivare al Borgo Riena, villaggio di contadini abbandonato negli anni 80 del secolo scorso che offre al camminatore l’idea dei numerosi borghi agricoli del secolo scorso, ormai abbandonati.

Gli ultimi chilometri permettono di giungere lungo il percorso che porta sull’altopiano del Kassar, zona archeologica di primaria importanza, che sta regalando nelle ultime campagne di scavo, organizzate dalle Università di York e Roma Tor Vergata, preziosi frammenti ricostruttivi delle fasi bizantine del luogo.

Il pianoro fortificato protegge dall’alto il borgo e la via, scendendo lungo un nuovo sentiero costruito dalla Forestale all’interno del Bosco Comuni, con i caratteristici pagliai contadini, finendo la sua corsa presso la piazza del Municipio sotto l’insegna della Magna Via Francigena.

Il cuore della Magna Via Francigena è proprio tra la Rocca di San Vitale con i suoi ruderi normanni e le sue chiese e il pianoro del Kassar sul monte da cui scende la via. Una visita a tutto il centro del paesino dei Sicani permette di capirne meglio la genuinità dell’accoglienza.

 

5a tappa:   01 mag.      Castronovo di S. – Cammarata/San Giovanni Gemini                                                                                                    km. 12,7                                                    disl. m.           +  533 / -568

La via prosegue lungo una trazzera ottocentesca che tagliando i moderni tornanti, supera il campo sportivo, la pista d’emergenza per l’elisoccorso e il cimitero e giunge all’incrocio delle provinciali che portano verso lo scorrimento veloce. Da qui, 400 m dopo l’incrocio si incontra la svolta per il sentiero che porta all’Azienda Colle San Vitale che custodisce all’interno dei suoi terreni le preziose testimonianze archeologiche della Necropoli di Capelvenere: una grande roccia scavata per la disposizione delle sepolture e riusata nel corso dei secoli anche a fini abitativi. Superato il sito, si attraversa il Platani lungo un passaggio che d’inverno è sconsigliato per la portata delle acque ma che in primavera e in estate permette il piacere di un refrigerante bagno ai piedi. Superato il fiume si giunge al sito di controllo più imponente della Magna Via, il Casale di San Pietro, che probabilmente conserva nel sottosuolo la memoria dell’insediamento islamico che sorgeva attorno al casale citato dai diplomi normanni. Gli scavi della Soprintendenza Archeologica di Palermo e le missioni dell’Università di Roma Tor Vergata e di York stanno portando alla luce nuove scoperte che chiariranno meglio la storia di questo luogo che da sempre vede il passaggio delle genti da nord a sud. Lasciato il Casale alle spalle si raggiunge un fontanile e da qui si comincia a salire la trazzera che segue il corso dell’affluente del Platani, il torrente Saracena, fino ad arrivare in vista di Cammarata e del suo castello. L’ingresso in paese consente di rifornirsi di viveri e acqua e di continuare lungo la traccia verso il limitrofo comune di San Giovanni Gemini.

 

6a tappa:   02 mag.     Cammarata/S. G.nni Gemini - Sutera          km. 19,9         disl. m.             +  825 / -805

Dal paese di San Giovanni Gemini, una strada interpoderale permette di uscire dal centro abitato e di imboccare la trazzera che scende giù verso il fiume. La tappa verso Sutera può facilmente trovare una sosta nelle strutture ricettive del territorio che forniscono accoglienza e ristoro al viandante e da qui proseguire lungo la vecchia Nazionale per circa 2 km e poi superare la ferrovia e la SS 189, in un tratto di rettilineo in cui è più semplice attraversare mantenendo alta l’attenzione. Ha inizio una trazzera che si inerpica per circa 1,5 km e giunge al cimitero e all’abitato di Acquaviva Platani, dove è possibile riposare e ricaricare l’acqua. Da qui una ex provinciale in disuso ci porta lungo le trazzere che camminano in cresta alle colline che avvolgono Sutera e la Rocca di San Paolino. Paesaggi incantevoli in ogni stagione dell’anno che fanno da quinta scenica alle masserie lungo il percorso, come l’ultima prima di Sutera che conserva al suo interno le origini medievali dell’abitato. Gli ultimi chilometri portano all’abitato ed alla sua imponente rocca, sito sacro visitabile e forse fortificato nel periodo medievale. Immancabile una visita al paese e alle sue piccole perle preziose: il ràbato che conserva ancora l’impianto urbano di tipo arabo, fatto di piccole vie e di case costruite una a ridosso dell’altra, l’antico spitale di San Simone, la chiesa madre dedicata all’Assunta e il museo etnoantropologico comunale che si trova nell’ex convento dei Carmelitani, la collina di Santa Croce e il palazzo di Francesco Salamone, uno dei 13 condottieri italiani che disputò la famosa Disfida di Barletta.

 

7a tappa:   03 mag.     Sutera – Racalmuto/Grotte                       km. 26,0         disl. m.             +1.041 / -1.125

La tappa è l’unica che attraversa molti centri urbani che fanno parte del progetto Magna Via Francigena. Lasciata Sutera, i suoi monumenti e la sua rocca maestosa che controlla la Valle del Platani e guarda verso Aragona, la via prende una direzione particolare. Scavi recenti hanno messo in luce l’assetto della trazzera che conduceva al fiume Gallo d’Oro che lambisce il territorio comunale e segna il confine con l’abitato di Milena. I resti di un ponte utilizzato fino allo scorso secolo, sono ancora visibili lungo la valle e testimoniano l’andamento della viabilità principale. Il geografo al Idrisi nel suo racconto, proprio in questa zona dice che “Sutera è centro trafficato dove i viaggiatori fanno avanti e indietro”, molto probabilmente in direzione Palermo/Agrigento. L’antica strada è percorribile ed agibile nei mesi estivi, in direzione del fiume e della Riserva di Monte Conca. Durante i mesi invernali si risolve il problema percorrendo la strada provinciale che, lasciato il centro di Campofranco, prosegue verso il ponte moderno sul Gallo d’Oro.

Attraversatolo si segue obbligatoriamente la SP24 fino ad una fonte che segna il punto di ricongiunzione delle varianti che permette di ricaricare l’acqua e in breve tempo si entra a Milena, secondo centro della tappa. Qui, come in ogni centro del percorso, è possibile spezzare la tappa, trovando ospitalità e rifornirsi di acqua e cibo. L’antica Milocca e i suoi casali oggi sono un accogliente centro agricolo adagiato sulle sue colline floride e la via in breve tempo raggiunge l’insediamento di Serra del Palco con le aree archeologiche dell’età del Bronzo e di periodo bizantino e altomedievale.

Superatele si fa ingresso nell’area demaniale boschiva di “Bosco Zellante” dalla quale si imbocca il sentiero che conduce a Racalmuto, luogo di nascita di Leonardo Sciascia e per questo inserita lungo la Via degli Scrittori. Un castello chiaramontano, la fontana di “Novi Cannola”, la Chiesa Madre e quella di San Francesco sono solo degli spunti per una visita pomeridiana.

 

8a tappa:   04 mag.     Racalmuto/Grotte – Joppolo Giancaxio      km. 18,6         disl. m.             +  559 / -809

Pochi chilometri separano Racalmuto dal centro di Grotte, abitato agricolo carico di storie che dal 1500 vengono scritte nei manuali di storia siciliana, dalla “Baronessa di Carini” alla Petra usata come necropoli e luogo di culto. Dalla cittadina dell’agrigentino dove la sosta è gradita e l’accoglienza è viva e genuina, la via prosegue lungo una Provinciale fino al sito della Petra di Calathansuderj, un sito archeologico che conserva il toponimo arabo. Una roccia di 30 metri di altezza, piena di fori di sepoltura e di grotte al suo interno. Dal periodo neolitico abbastanza ben attestato si passa ai secoli in cui la Sicilia apparteneva a Bisanzio, quando la Petra diventa una fitta rete di cunicoli su più livelli, tale da farla considerare un sito di controllo della viabilità che va e viene da e per Agrigento, funzione che si mantiene in periodo musulmano, poi normanno e svevo. Superato il sito, si inizia una salita che raggiunge quota 570 m e che porta sulla cima del colle che sovrasta il paese di Comitini. Ci accoglie l’osservatorio astronomico e il distretto minerario con le sue miniere a vista, cariche di storia, di gioie e sofferenze per le centinaia di zolfatari che qui hanno scritto pagine importanti del lavoro italiano. Si raggiunge il centro dove è possibile visitare le chiese e ricaricare acqua o decidere la sosta. Da qui, la via prosegue fino alla SS 189, che si attraversa superandola con attenzione e superando anche la ferrovia grazie ad un sottopasso, si inizia la salita verso Aragona, centro dov’è possibile ricaricare acqua e cibo o interrompere la marcia e visitare le chiese barocche. Pregevoli infatti i monumenti sacri e civili, da osservare mentre ci si avvia verso la Provinciale che ci porta, attraverso i campi a perdita d’occhio, alla trazzera che arriva a Joppolo Giancaxio, ultima centro del cammino prima della meta finale.

 

9a tappa:   05 mag.     Joppolo Giancaxio - Agrigento                  km. 13,2         disl. m.             +  427 / -394

Tappa finale che si diparte dal piccolo centro agricolo di Joppolo Giancaxio, 1230 abitanti, fondato sul finire del XVII sec., con licenza populandi, il procedimento di legge per poter costituire dei nuovi centri urbani, dal barone Calogero Gabriele Colonna, Duca di Cesarò, sui feudi di Realturco e Giancaxio. Di sicuro i casali su cui viene costituito ricordano, nel nome, l’origine araba: Rahal, villaggio-casale dei turchi; jan + qasr, castello di Jan. Autonomo dal 1927, fu coinvolto nelle vicende per l’autonomia della terra per i contadini siciliani che rivendicarono strenuamente la terra anche senza poterla ottenere.

Dal paese dell’agrigentino la via procede in direzione sud/sud-est in modo abbastanza lineare, tra campi coltivati e terreni agricoli d’altura, fino all’incrocio tra la SS118 e la SP1. Qui la via imbocca la Provinciale fino a trovare il sentiero che, tagliando sulla sinistra verso il torrente Akragas, ci porta all’ingresso di Agrigento, fin sotto la Rocca della Cattedrale. Il profumo del mare comincia a riempire l’aria e l’ultima salita, nel parco suburbano della Cattedrale, porta in via Duomo, dove la Cattedra di San Gerlando e San Giacomo protegge e sorveglia la città sin dall’arrivo dei Conti Normanni. Il diploma di fondazione della Diocesi affida nelle mani del cluniacense Gerlando una nuova realtà cristiana. Con la vista del mar Mediterraneo e delle lunghe spiagge pirandelliane ed un imprescindibile visita della Cattedrale e del suo torrione, come alla Valle dei Templi – Bene UNESCO si conclude il percorso della Magna Via Francigena, 180 km tra storia e natura in compagnia dei propri passi.

 

Considerato le 9 tappe e le tracce relative che, in alcuni casi, possono anche essere sprovviste per lunghe tratte (anche per più di 15 km.) di aggregati urbani e, quindi, di possibili soccorritori e considerato, altresì, che il cammino si snoda nelle zone interne dell’isola in cui sono presenti solo piccoli centri, spesso sprovvisti di presidi ospedalieri (solo i centri più grossi come Corleone ed ovviamente Palermo ed Agrigento ne sono dotati) è stato raggiunto un accordo con la Croce Rossa Italiana che ha assicurato la reperibilità, con possibilità di intervento rapido, di una unità sanitaria per ogni tappa.

Inoltre il comune di Bagheria metterà a disposizione un pulmino che verrà adibito a trasporto materiale e bagagli per l’AISF ed all’occorrenza per aiutare quei pellegrini che dovessero trovarsi in difficoltà.

La patologia di alcuni dei partecipanti a questo cammino, del resto, al manifestarsi dei sintomi più pesanti non necessitano, nella fattispecie più comune, di un soccorso immediato ma di un aiuto e conforto per il raggiungimento del fine tappa dove poter riposare e sottoporsi alle eventuali terapie.

Nella maggior parte del cammino è possibile raggiungere i pellegrini con mezzi adatti ai percorsi in fuori strada e, comunque, la distanza fra un punto irraggiungibile e la carrozzabile più vicina non supera il km.

È inoltre stato ottenuto il patrocinio dell’UNIPA, Medicina dello Sport, che assicurerà il controllo e monitoraggio dello stato di salute generale dei pazienti, tappa per tappa.

 

Accoglienza

Lungo tutta la Magna Via Francigena è possibile pernottare in diverse tipologie di strutture.

È possibile alloggiare in accoglienza pellegrina ( strutture e locali messi a disposizione da istituzioni, da enti pubblici, privati e religiosi ai pellegrini muniti di regolare CREDENZIALE), o in B & B o in accoglienza diffusa (locali privati).

In genere alloggeremo in B & B o in accoglienza diffusa e, vista la specificità del “cammino” condivideremo le camere (2/3 posti) onde contenere i costi.

 

Costi del Cammino

Dai dati rilevati, e dall’esperienza diretta, si è evidenziato come il cammino sulla MVF costi mediamente 40/45 € a giorno per spese di vitto ed alloggio.

Ovviamente, nel caso specifico, potrebbe essere necessario affrontare una serie di costi aggiuntivi derivanti dalle esigenze particolari insiti nella peculiarità dell’avvenimento.

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