Spazio espositivo Oratorio di San Lorenzo. Inaugurazione: 16 Maggio Ore 18:00.
Pubblicato il 12 maggio 2023 • News dalla Città
Riceviamo e pubblichiamo.
Installazione di:
ROSARIO TORNESE
Titolo: HONOR VACUI
Presso: Spazio espositivo
Oratorio di San Lorenzo, via dell’Immacolatella, 5 - Palermo
Curatori:
Arrigo Musti
Salvatore Maria Tornese
Data: 16 Maggio – 18 Giugno 2023
Inaugurazione: 16 Maggio Ore 18:00
Orari di visita: Tutti i giorni 10:00 – 18:00
Lo spazio espositivo dell'Oratorio di San Lorenzo ospita una meravigliosa opera d'arte, il telaio che ha sorretto fino al 1969 la Natività, Palermitana, del Caravaggio. Esso infatti, data la sacralità dell’opera, non è soltanto una reliquia, ma è anche testimonianza del buono e del cattivo insito nell'animo umano. Tale supporto all’opera del Merisi, letteralmente violentato con un taglio perimetrale che lo toglieva dal suo grembo materno, forse per sempre, è stato soprattutto custode e sostegno di un capolavoro. E per questo suo compito, grato ed ingrato al contempo, è stato giustamente elevato ad opera d'arte dall'artista vietnamita Danh Vo nella Biennale di Venezia del 2013 (Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni). In occasione della XII edizione della Settimana delle Culture, l'idea dei curatori odierni, condivisa con l’Associazione Amici dei Musei Siciliani che cura lo spazio, è stata di iscrivere, nello spazio vuoto del telaio, sopravvissuto all'infame gesto, il pieno di 4 opere dell'artista palermitano Rosario Tornese. Il vuoto è incolmabile, lo spazio no, e l'arte può ricucire con l'arte stessa le sue ferite. Quindi il titolo HONOR VACUI vuole rappresentare il gesto nobile, simbolico e riparatore, anche se la missione è impossibile, della violenza sacrilega. Senza volere scadere nel facile compito di emulare l'opera, invero irraggiungibile, l'idea di Arrigo Musti e di Salvatore Maria Tornese è stata di affidare ad un artista che ha fatto della raffinatezza la sua quota stilistica l’arduo compito. Nella pittura di Tornese, nonostante la premessa, emerge al contrario un carattere espressionista ed una ricerca alchemica dei materiali, largamente sperimentale e potente che usa, addirittura, la corrosione chimica degli acidi per ottenere le gradazioni del rosso ruggine. Egli, nella fattispecie, si avvicina, senza toccarli, ai bordi profanati del legno del telaio del Caravaggio con la bellezza di una carezza, se possibile consolatrice, soprattutto per lo spettatore. Dei putti scanzonati, rappresentati nel polittico, si divertono, non solo nel dialogare fra di loro e con il contesto dei cugini, antenati tridimensionali del Serpotta, ma sembra vogliano anche dire sarcasticamente che è stata e sarà sempre illusoria l'idea di uccidere la bellezza, veicolata dall'Arte. A maggior ragione se è quella di Caravaggio che è diventata un’effige del riscatto italiano nel mondo. L'arte del "Picasso del Barocco" italiano travalica il tempo e la povertà della miseria umana in vita. Sia quando c'è ma soprattutto e paradossalmente quando non c'è. Di essa se ne conserva la memoria, ove possibile ancora più forte rispetto alle opere "sopravvissute". Come se un semplice supporto (il telaio) si fosse umanizzato. Non nel senso postmoderno del termine, ma di quella umanità che è diventata un bene sempre più raro e meritevole di protezione.
Il telaio, teatro involontario dell'abisso dell'animo umano (così come prima del 1969 lo fu della vetta più alta dell'arte) continua a creare infinite suggestioni positive, delle quali questa appare una delle più simboliche e degne di nota.
Conviverà pro tempore nello spazio espositivo dell'Oratorio di San Lorenzo, come un nuovo ospite fa in un contesto conviviale, con la Natività di VB (Vanessa Beecroft) svelata nelle notte di Natale del 2022. Ella, rinomata nel mondo e raffinatissima artista, ha a sua volta dichiarato per la sua opera: «Con la mia Natività, volendo rispettare l’iconografia di Caravaggio, ho voluto esaltare la luce del Divino, mettendo in ombra l’umano». Non resta che attendere le prossime iniziative che creeranno un metaforico "cammino di Santiago" nei pochi metri quadrati dello spazio espositivo di San Lorenzo. Si ammirano e si ammireranno le diverse sensibilità di artisti di diverse estrazioni culturali che si incontreranno per poco tempo, scambiandosi le idee tramite le loro opere ispirate al Caravaggio rubato. Accomunati tutti dal desiderio di accarezzare con la grazia e la spiritualità dell’arte la ferita non rimarginata, ma arginata, del male compiuto
nella notte del 17 Ottobre del 1969 e del male “tout court”. Essi parlano e parleranno alle coscienze solo di ciò che conta e rimane per sempre, cioè il bene; quest’ultimo poi con lo strumento dell’arte ha il potere di crescere, moltiplicarsi e creare solidarietà, dialogo, condivisione, unione e bellezza. Pertanto entrare nel luogo ove è rimasto un telaio spoglio può indurre ancora di più un senso di sacralità: sacralità che ispira l'artista che vuole, come nel caso di Rosario
Tornese, trovare un modo per veicolare la propria commozione innanzi al vuoto ed all'abisso che provoca la visione del telaio violentemente denudato. In fondo come dice Franco Arminio, «Sacro non è raccontare/ ciò che sai/ ma quello che ti commuove/ e non sai perché». Inoltre alla sapienza vera dei sentimenti l'artista sa unire un legittimo senso di pienezza e gratitudine, in una parola di onore per avere avuto la possibilità di colmare, senza commiserazione, se non il vuoto, almeno lo spazio lasciato tra gli assi di una delle opere più importanti al mondo, che si sarebbe risparmiata, sempre metaforicamente, la sorte del sequestro a scopo estorsivo. Ma che si è anche conquistata il record del secondo
posto della Top Ten Art Crimes dell’FBI ed il primo posto nella coscienza collettiva. Una sorta di anima mundi ha già scolpito il quadro nella propria coscienza. Anche grazie ad artisti come Tornese che proiettano le proprie emozioni, incarnate da angioletti che vorrebbero gridarci, con i loro corpi grassi e corrosi, che il tempo non scalfisce la loro leggiadra spirituale presenza. Rosario Tornese usa un linguaggio che è stato usato in passato dai geni della pittura
sacra Rinascimentale e Barocca che sanno della complessità del compito loro assegnato e per questo la affrontano con l'unica arma adatta, cioè i propri sentimenti più profondi di rispetto e commozione. Nel quadro della pittura contemporanea, sempre più popolato da concessioni al mercato ed alla scienza, si sente un assoluto bisogno di questo anacronismo. Esso non concede sconti. È fatto di ricerca non solo esteriore, per tecnica, ma soprattutto interiore, per sentimenti.
HONOR VACUI
Arrigo Musti è un artista, regista e docente (idoneo presso l'Accademia di Belle Arti di Bari). Ha esposto in Europa, negli Stati Uniti ed a breve in Sud Korea, in musei d'arte contemporanea, pubbliche istituzioni e in rassegne e mostre come la Biennale di Venezia (su scelta del regista vincitore dell’Oscar Giuseppe Tornatore). Consolidata è la sua collaborazione con le Nazioni Unite IRMCT, con le quali recentemente ha collocato due installazioni al Srebrenica Memorial Center di Sarajevo. Di lui hanno scritto testate come il Washington Post e Rolling Stones. Salvatore Maria Tornese È dottore in Beni Culturali: Conoscenza, Gestione, Valorizzazione. Laureatosi con il massimo dei voti e la lode presso l'Università degli Studi di Palermo nel 2023. È impegnato nello studio e nella ricerca per coniugare, in un concetto moderno ed evolutivo di contaminazione, l'arte antica e contemporanea.
Tecnica dei 4 lavori:
Mista - L’artista dipinge con bianco ad olio su pezzi di lamiera e, quando il colore è fresco, graffia con i classici bulini; con questi strumenti graffia il colore e asporta il metallosottostante, avvicinandosi così alla tecnica calcografica. Dopo di ciò, dipinge nuovamente, ma questa volta il pennello è intriso di acido cloridrico che, diluito con percentuali di acqua differenti, si combina con la superficie metallica e ne condiziona il risultato cromatico finale che può andare dal marrone, al rosso torbido, all’arancione ambrato. Una pittura cieca, il cui effetto finale non è subito fruibile, ma nasce ed evolve nei giorni a seguire.
Nota Biografica:
Rosario Tornese nasce nel 1964 ad Altavilla Milicia in provincia di Palermo. Conseguita la maturità artistica nel 1983, continua il suo percorso di studi seguendo la propria inclinazione e nel 1987 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 1988 a Monreale inaugura e dirige insieme ad altri giovanissimi colleghi il “Priapo”, galleria e stamperia, ma soprattutto luogo d’incontro e di dibattito divenendo in quel periodo uno spazio di primaria importanza, un punto di riferimento per artisti di diversa formazione e di eterogenea matrice etnica e culturale. Frattanto Tornese diviene titolare della cattedra per l’insegnamento del Laboratorio Artistico indirizzo Arti Figurative Pittura presso il Liceo Artistico Regionale “R. Guttuso” di Bagheria (Palermo). Negli anni espone in diverse mostre collettive e personali. Sue opere fanno parte di collezioni, pubbliche e private, e musei d’arte contemporanea. Catalogo Edizioni Plumelia.
Testi di:
Arrigo Musti
Salvatore Maria Tornese
Claudio Gnoffo
Fotografia:
Francesco Domilici
12ª Settimana delle Culture edizione PALERMO 2023 Festival delle Culture.